A meno di 500 metri dalla Reggia, una sala piccola ma accogliente per un locale gestito con tanta voglia di crescere e buone prospettive.
Parlare di Caserta e del suo piccolo rinascimento gastronomico – che riguarda sì le pizzerie, ma non solo – sembra quasi diventato pleonastico. Ma nel mare magnum di pizzerie, osterie, trattorie, pub e perfino speakeasy che stanno sorgendo nel capoluogo della Terra di lavoro ci sono delle belle storie da raccontare. Come quella di una giovane coppia che ha creato, in pieno centro, una piccola oasi di gusto. Ovvero Decimo Scalo, un’osteria-pizzeria aperta da pochi mesi ma che sta facendo sempre meglio.
Vittorio Vespignani e Maria Domenica Paone gestiscono questo piccolo “scalo” in maniera impeccabile; ancor di più se si considerano le poche forze in campo. La sala conta poco più di trenta coperti e rimanda l’idea di stare a casa. Una vera e propria osteria 2.0: una buona collezione di vini a vista, qualche quadro, un camino e una musica in sottofondo sempre allegra. Come Maria, che passa da un tavolo all’altro trattando tutti – dal tavolo di habitué dell’ora di pranzo – ai numerosi adolescenti che lo scelgono come sosta dopo scuola, come se fossero amici.
In questa cornice trova casa una cucina che si può definire “sincera”. L’impasto di Vittorio convince, anche se è un’apertura giovane. Leggero, digeribile, non risulta pesante nemmeno nei ripieni che sono, di fatto, un suo cavallo di battaglia. Il Ripieno Riccio (fior di latte di Agerola, scarola riccia, alici di Cetara “Cetarì”, capperi, olive nere di Gaeta, olio evo “Fontanalupo”) è uno dei migliori mangiati nell’ultimo periodo, “pieno” in ogni suo punto, con la giusta quantità di fior di latte a creare morbidezza. Giusto, giustissimo, tra le altre cose, per il periodo di magro della Quaresima. I grandi classici qui non sfigurano, anzi sono proprio le ricette su cui si spinge di più l’acceleratore. La Margherita in primis, ma anche una signora Napoletana (pomodoro San Marzano Dop, alici di Cetara “Cetarì”, capperi di Salina, olive di Gaeta, aglio, olio evo Fontanalupo). E per chi ama i sapori un po’ più forti, la Diavola. Che qui si chiama Carabiniera, con il rosso del San Marzano e del salame piccante, e il nero delle olive nere di Gaeta.
Per chi ama le deviazioni nel terreno della fantasia, il primo consiglio è, appena entrati, di guardare dritto davanti a sé. Si troverà una lavagna con le creazioni del momento. Tra le Speciali, una delle più richieste – e decisamente interessante – è la Telesina (provola di Agerola, salsiccia di maialino nero casertano, funghi porcini, panna, olio evo e basilico). Amatissima dai giovani e dai più golosi, il tocco di panna è gestito in modo da non guastare e non coprire gli altri sapori, decisi e convincenti. Per chi ama mantenersi leggero e vuole provare un sapore un po’ diverso, la Decimo Scalo 2.0 (provola di Agerola, bresaola, patate al forno, olio evo, basilico). Interessante ed originale.
Uno spazio intimo, riservato, in cui si finisce per fare amicizia spesso e volentieri con il proprio vicino di tavolo, scambiandosi opinioni sulla pizza o su uno degli ottimi primi che vengono cucinati al momento – tranne il sabato sera -, che rendono più che calzante, per Decimo Scalo, la definizione di Osteria-Pizzeria. Un luogo rustico e delicato, nell’estetica, dove potersi concedere una sosta soddisfacente.
Fonte Repubblica